L’organista e l’improvvisazione

di Aurelio Porfiri

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Il 26 gennaio del 2019 moriva Jean Guillou, grande organista francese. Nato nel 1930, si era imposto come una delle voci più originali nel mondo organistico. Era figlio della scuola organistica francese, certamente una delle più gloriose e più conosciute nel panorama internazionale. Anche se oggi questa tradizione sembra piano piano svanire, la scuola francese è sempre tra le più rappresentative nel contesto di coloro che praticano l’arte organistica.

Jean Guillou era un grande improvvisatore, cosa del resto comune per quello che riguarda gli organisti francesi specialmente ad un certo livello. Pensiamo per esempio a Pierre Cochearau (1924-1984) altro grande protagonista di questa tradizione. L’improvvisazione è una componente fondamentale per l’organista liturgico. Certo, si possono suonare dei brani del repertorio organistico, ma l’organista liturgico deve saper improvvisare. Questa, è una facoltà che purtroppo è stata molto tralasciata negli ultimi decenni.

Conosco organisti che sanno suonare pezzi anche molto difficili ma che non sanno improvvisare due note per coprire mezzo minuto di buco dopo la comunione o in altri momenti della Messa. In realtà, questa capacità di saper commentare la Messa con elementi sonori derivanti dal rito stesso, è quella che distingue un organista liturgico dagli altri organisti. Esistono certamente organisti italiani che sono ottimi improvvisatori, a volte a livelli veramente altissimi, ma purtroppo questa capacità è stato anche penalizzata dal fatto che l’organo è stato messo da parte nei decenni del post concilio. Un altro segno dei tempi difficili che stiamo vivendo.

L’improvvisazione non si improvvisa, che sembra un gioco di parole ma in realtà non lo è, nel senso che essa va preparata studiando attentamente le regole eleggi della composizione e quelle della liturgia. L’organista deve unirsi alla celebrazione in senso estetico ed estatico, respirando il rito e ritmandolo con la musica che suona. Ecco la funzione dell’organo nella liturgia.