Lo studio scientifico della liturgia: Jean Mabillon (1632-1707)

"Contro-storia del Movimento Liturgico” di Aurelio Porfiri

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     Il periodo barocco, almeno così siamo abituati a chiamarlo omaggiando una definizione che ebbe origine in un termine spregiativo di probabile origine portoghese, fu tempo di grandi cambiamenti che toccarono l’idea che l’uomo aveva di sé, del mondo e di Dio. Certo, questo fu soltanto uno sviluppo di processi che si erano già ben avviati nei secoli precedenti e che videro nei sommovimenti culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento due tappe importanti.
     La scienza tendeva a divenire sempre più indipendente dalla religione, da cui in definitiva era partita ed aveva preso sviluppo. A volte sembrava che la stessa si mettesse quasi in antitesi alla religione stessa e questo processo sarà sempre più forte fino a sfociare nell’illuminismo, che vedremo poco più avanti. Eppure, detto questo, non possiamo certo rinnegare il ruolo della scienza per innalzare quello della religione, come se le due dimensioni fossero in opposizione. Giovanni Paolo II apre una delle sue encicliche più celebri (1) con queste parole ben chiare: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso (cfr Es 33, 18; Sal 27 [26], 8-9; 63 [62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3, 2)”. Quindi, non è singolare che anche la liturgia possa trarre beneficio dei metodi scientifici per una sua maggiore comprensione, non applicando essi nel senso modernistico, cioè come mezzo per rimuovere ogni parvenza di soprannaturale da quanto non può che essere soprannaturale.
     In un libro di Arnold Angenendt, citando un precedente testo di A. A. Häussling (2) si osserva che “senza dubbio, il paese più fecondo per la ricerca liturgica è stato la Francia. Vanno ricordati tra l’altro i monaci Maurini i quali, oltre a fondare la scienza diplomatica e la paleografia, hanno riscoperto la liturgia gallicana” (3). Ecco che la scienza liturgica ebbe grande sviluppo. Come ci dice Enrico Cattaneo: “essa nacque e si sviluppò soprattutto con dichiarato scopo apologetico contro i riformatori protestanti che avevano negata l’antichità delle fonti liturgiche per sostenere la loro teologia eucaristica“ (4). Come dicevamo la Francia ebbe un ruolo particolarmente importante, anche grazie a Jean Mabillon.
     Nasceva nel 1632 presso Reims ed entrò nell’ordine benedettino, nella congregazione di san Mauro. I maurini, così venivano chiamati, erano stati fondati nel 1618 e approvati nel 1621 da papa Gregorio XV. Acquisteranno una particolare importanza proprio per il loro lavoro nell’area degli studi storici e umanistici, in cui il Mabillon sarà un astro fulgente. La congregazione terminerà nel 1792. Ma torniamo proprio a Mabillon (5). Dopo aver peregrinato per varie abbazie, approda in quella di Saint Germain des Prés, nella quale fu in grado di dedicarsi a vari lavori storici riguardo il suo ordine e pubblicò nel 1681 De re diplomatica libri sex, che suscitò l’ammirazione del mondo scientifico. Jean Mabillon è considerato il fondatore della diplomatica, la scienza che studia i documenti, cioè i diplomi, nella loro forma esteriore ed interiore per appurarne l’autenticità (6). Mabillon fu anche l’iniziatore di un’altra scienza, la paleografia: “L’opera del M. è una diplomatica generale per tutti i tempi e per tutti i paesi, anche se ha speciale riguardo alla Francia e ai primi secoli del Medioevo. Ma è anche una diplomatica speciale per i documenti dei re franchi, utile anche oggi, almeno per il periodo merovingico. Oltre a ciò l’opera del M. è importante perché pose il fondamento anche di una altra scienza, la paleografia, poiché in essa si dà la prima classificazione scientifica delle scritture, che servì poi a tutti gli studî paleografici” (7). Il Mabillon si occupò anche di liturgia, con De liturgia gallicana (8) pubblicato nel 1685. In questo studio il Mabillon applicherà criteri scientifici per la comprensione del soggetto della liturgia gallicana, mostrando come la scienza, se usata propriamente, non si oppone certo alle cose soprannaturali, ma può offrire strumenti di maggiore penetrazione. Mabillon morirà nel convento di Saint German des Prés nel 1707.
     Se la scienza viene usata come strumento di approfondimento e non come strumento di distruzione, la liturgia non ha nulla da temere da essa. Se qualcosa è vero, non dovrebbe essere la scienza in grado di poterlo distruggere ma può solo confondere le acque. Quindi la liturgia non ha nulla da temere quando le varie scienze le vengono applicare con il rispetto della sua funzione e con la consapevolezza che i fenomeni religiosi, come ci avvertono alcuni sociologi, meglio si comprendono dall’interno.
     Bibliografia
  1. GIOVANNI PAOLO II (1989), Fides et Ratio.
  2. HÄUSSLING, A.A. (1995), Gallikanismus II.
  3. ANGENENDT, Arnold (2005). Liturgia e storia. Lo sviluppo organico in questione. Assisi: Cittadella editrice, 2005: 23.
  4. CATTANEO, Enrico (1992) Il culto cristiano in occidente. Note storiche. Roma: Centro Liturgico Vincenziano: 326.
  5. MANARESI, Cesare (1934). MABILLON, Jean in Enciclopedia Italiana. Vedi anche TOKE, Leslie. “Jean Mabillon.” The Catholic Encyclopedia. Vol. 9. New York: Robert Appleton Company, 1910. 30 Sept. 2021 <http://www.newadvent.org/cathen/09479b.htm>.
  6. Vedi la voce DIPLOMATICA in Dizionario di Storia, Treccani.
  7. MANARESI, op. cit.
  8. Liturgia Gallicana libri III: In quibus veteris missæ, quæ ante annos mille apud Gallos in usu erat, forma ritusque eruuntur ex antiquis monumentis, lectionario Gallicano hactenus inedito, & tribus missalibus Thomasianis, quæ i ntegra referuntur.